L’ultimo giorno di un viaggio straordinario, di Luca Giordano.

Luca Giordano, Parco del Delta del Po
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Luca Giordano, Parco del Delta del Po

Le oche continuano ad arrivare da ogni direzione. Stormi di decine e decine di individui solcano il cielo nella classica formazione a V.

Ci superano di qualche centinaio di metri e poi, uno dopo l’altro, cominciano la virata e si preparano all’atterraggio. Il campo coltivato di fronte ai nostri occhi si è rapidamente trasformato in una chiassosa distesa grigia, traboccante di oche selvatiche e oche lombardelle.

Luca Giordano, Parco del Delta del Po
Leica Natura Volo di oche selvatiche e lombardelle
Volo di oche selvatiche e lombardelle, foto di Luca Giordano

Il sole si appresta a tramontare sulle campagne che circondano l’abitato di Caorle, piccolo comune veneto affacciato sul mar Adriatico: le mie speranze di ricevere un ultimo regalo da questa magica terra dal profumo salmastro si affievoliscono di minuto in minuto.

Paesaggio Parco del Delta del Po, foto Luca Giordano  Leica Natura
Paesaggio Parco del Delta del Po, foto Luca Giordano

Mancano poco più di 24 ore alla conclusione del Big Year 2021 e il mio conteggio delle specie recita “229”. Duecentoventinove specie di volatili osservate sul suolo italiano nell’arco di 364 giorni.

Un risultato che, devo ammetterlo, al 1 Gennaio 2021 non avrei sperato di raggiungere. Tenuto conto delle restrizioni legate all’emergenza pandemica e dei tanti, troppi impegni che scandiscono oggi le nostre vite, mi sembra di aver compiuto un piccolo miracolo. Poche attività ricreative richiedono la pazienza che esige il birdwatching.

Gli uccelli, come la natura in generale, seguono ritmi lontani dalla frenesia del nostro tempo. Quante volte, nel corso dell’anno ormai avviato a conclusione, ho avuto modo di sperimentare sulla mia pelle questa verità?

Ripenso alle tante uscite di inizio anno ai margini della città di Torino, alla ricerca della bellissima moretta tabaccata, sfuggevole anatide che solo mesi più tardi, a decine e decine di chilometri di distanza, si sarebbe concesso alla mia fotocamera.

Moretta tabaccata, foto di Luca Giordano Leica Natura
Moretta tabaccata, foto di Luca Giordano

Ricordo gli assembramenti di storni scandagliati con maniacale ripetitività e attenzione a cavallo tra Piemonte e Liguria, con la speranza infine realizzatasi di scorgere almeno un singolo, solitario storno roseo. Non posso dimenticare le lunghe camminate sulle montagne con l’obiettivo di imbattermi nella schiva e mimetica coturnice, fantasma delle rocce afferrato, seppur solo per un breve istante, in una gelida alba primaverile ad alta quota.

Coturnice, foto di Luca Giordano leica natura
Coturnice, foto di Luca Giordano

Sono sincero quando affermo che ogni incontro registrato in questa pazza e indimenticabile avventura ha saputo regalarmi una diversa sfumatura di felicità.

Inutile negarlo, alcune delle soddisfazioni più grandi sono arrivate da specie che hanno conquistato il mio cuore grazie alla loro rarità. È il caso dello zigolo golarossa, che ho avuto la fortuna di osservare nei pressi di uno stabilimento industriale: una scelta decisamente bizzarra, per un passeriforme venuto dall’estremo Nord e intenzionato a svernare nel nostro Paese! Alla stessa categoria appartengono piovanello pettorale e gambecchio dell’Alaska, due specie di limicoli riguardo alle quali, in tutta onestà, sapevo ben poco prima dello scorso settembre.

Piovanello pettorale, foto di Luca Giordano leica natura
Piovanello pettorale, foto di Luca Giordano

Individuati grazie all’aiuto di altri appassionati e osservati esclusivamente da notevole distanza attraverso le lenti del mio cannocchiale Leica APO-Televid 82, questi uccelli pesanti poche decine di grammi mi hanno spinto a riflettere una volta di più sui tanti misteri che ancora circondano il fenomeno della migrazione e sulle forze che guidano le creature dotate di penne e di piume.

Telescopio Apo Televid 82, oculare 25-50ww grandangolare con lente asferica, foto di Luca Giordano leica natura
Telescopio Apo Televid 82, oculare 25-50ww grandangolare con lente asferica, foto di Luca Giordano

Non è solo l’eccezionalità, tuttavia, a rendere un avvistamento memorabile. Anche specie più comuni, o comunque relativamente facili da contattare, sono certamente in grado di rapire l’appassionato, in particolare grazie ai loro comportamenti naturali, a cui è possibile assistere solo dopo lunghe attese e dopo aver messo in pratica strategie volte a minimizzare il disturbo nei loro confronti. In questo senso non posso non citare l’osservazione di un’averla piccola intenta a cacciare piccoli roditori, di un gallo forcello impegnato nella sua parata nuziale per la conquista delle femmine e di un fringuello alpino indaffarato nella costruzione del suo nido.

Gallo forcello, foto di Luca Giordano leica natura
Gallo forcello, foto di Luca Giordano

Impossibile non meravigliarsi di fronte ai tanti momenti di vita e di morte che scandiscono quotidianamente le esistenze selvatiche di questi animali: come spettatore non pagante ho cercato di farmi piccolo e silenzioso al cospetto di questi attimi di natura, ritrovandovi la stessa magia che vedevo nel volo degli uccelli quando ero bambino.

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Luca Giordano

Nel corso di questo lungo anno sul campo non sono mancati infine incontri particolari, oggi già divenuti ricordi indelebili, con uccelli che, in un modo o nell’altro, hanno incontrato sul loro cammino la specie umana. Un incontro in grado di offrire nuove e pericolose opportunità, come quella purtroppo colta al volo dall’usignolo del Giappone, variopinto passeriforme endemico del sud-est asiatico che ha saputo ritagliarsi una sua nicchia ecologica dopo essere stato incautamente liberato dalla cattività da persone poco inclini a preoccuparsi dei fragili equilibri che regolano il mondo naturale. Per fortuna, però, non tutte le storie dove uomini e ali si intrecciano portano a risultati nefasti.

Di tanto in tanto è divertente osservare come i manufatti umani vengano utilizzati da alcune specie di uccelli per nidificare, riposare o tendere agguati alle prede: ripenso alla rondine montana che ha scelto di costruire il suo nido sulla parete verticale di una diga, alla civetta e all’allocco che hanno eletto comignoli ormai in disuso a loro dormitori diurni, o ancora alle tante situazioni in cui ho visto falchi cuculi e altri rapaci attendere pazientemente appollaiati su un filo della corrente, prima di spiccare il volo in direzione di un lauto pasto.

Civetta, foto di Luca Giordano luca giordano
Civetta, foto di Luca Giordano
Allocco, foto di Luca Giordano luca giordano
Allocco, foto di Luca Giordano

Ci sono infine casi in cui l’uomo, in uno slancio che per una volta fa onore al suo ritenersi specie superiore rispetto alle altre che abitano il pianeta, agisce al fine di ripristinare un’armonia che troppo spesso ha lui stesso contribuito a stravolgere. Un esempio eclatante di questa positiva interazione si è manifestato di fronte a me in data 1° aprile, quando un ibis eremita di nome Paride, con il suo GPS ben allacciato sulla schiena, ha trascorso un intero pomeriggio in mia compagnia, sull’erba corta di un campo di volo in prossimità di Torino.

Allocco, foto di Luca Giordano  leica natura
ibis eremita
Ibis eremita, foto di Luca Giordano

Degno rappresentante di una specie che fino a pochi anni fa era a un passo dall’estinzione, Paride è uno dei tanti ibis che, nell’ambito di un rivoluzionario progetto LIFE*, hanno imparato a percorrere in volo, seguendo ultraleggeri guidati da uomini che li hanno allevati a mano fin dalla schiusa, le rotte migratorie che i loro antenati hanno solcato nel cielo per millenni: una nuova speranza per una specie che sembrava perduta e un momento di redenzione per l’uomo, che in fondo non sa solo distruggere.

Ibis eremita, foto di Luca Giordano leica natura
Ibis eremita, foto di Luca Giordano

Il sole è ormai tramontato sul Veneto e sulle sue brulle campagne, ma grazie al binocolo Leica Ultravid HD-Plus 8×32 posso protrarre l’osservazione ancora per qualche minuto. Giusto il tempo necessario a seguire con lo strumento ottico il volo di un ulteriore, sparuto drappello di oche.

Giusto il tempo per un’ultima, grande emozione. Giusto il tempo di meravigliarsi di fronte all’incredibile apparizione di un‘oca facciabianca, una visitatrice accidentale del nostro Paese, che nidifica nell’estremo Nord dell’Europa e che rappresenta la ciliegina sulla torta di una rincorsa durata 365 giorni, in cui sono riuscito a mettere gli occhi su 230 diverse specie di uccelli.

Oca facciabianca, foto di Luca Giordano Leica Natura
Oca facciabianca, foto di Luca Giordano

Facciamo ancora in tempo a goderci per qualche minuto il raro esemplare, intento a pulirsi il piumaggio al centro dello stormo, estasiati dalla sua bellezza e dalla consapevolezza di quanto scarse fossero le probabilità di scorgerlo in quella moltitudine di oche selvatiche e lombardelle. Basta un attimo di distrazione ed ecco che come in un miraggio la solitaria oca facciabianca scompare alla vista, fondendosi con un mare di penne e piume color della cenere.

LUCA GIORDANO

Fotografo professionista dal 2015, Luca Giordano organizza viaggi fotografici, corsi e workshop in Italia e in diverse aree d’Europa. Collabora come fotografo naturalista e scrittore freelance con svariati enti e riviste e le sue immagini sono state premiate in numerosi concorsi fotografici nazionali e internazionali. Raccontare la bellezza della natura e degli animali selvatici al grande pubblico è da sempre lo scopo del suo lavoro, con un particolare occhio di riguardo per le tematiche di conservazione e salvaguardia dell’ambiente. Per contattare Luca, visionare una selezione delle sue migliori fotografie e scoprire i prossimi eventi in programma, visita www.lucagiordanophoto.com

*Altri progetti LIFE a cui Leica Sport Optics ha partecipato

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