La magia del Parco Nazionale d’Abruzzo, con Umberto Esposito.

Testo e immagini di Umberto Esposito

Un fischio sul pendio… due maschi eccitati si rincorrono lungo il fianco della montagna scivolando sulla vegetazione ghiacciata. Nessun ostacolo, roccia, ghiaccio, vuoto, potrà fermarli in questa vertiginosa discesa. Il tempo di lasciare il binocolo e impugnare la fotocamera e sono già 300 metri più in basso. Il vincitore ansima. Le pietre rotolano. Come fanno a non cadere mai?

Pur muovendosi su terreni impervi i camosci possono raggiungere una 
velocità di 50 km/h.
Leica Natura LEICA BIRD
Pur muovendosi su terreni impervi i camosci possono raggiungere una velocità di 50 km/h.

Da oltre quindici anni conduco escursioni nel cuore dell’Appennino Centrale. Con il tempo il mese di Novembre ha sviluppato su di me un effetto terapeutico. Non riesco più a contare le decine di migliaia di metri di dislivello, le raffiche di neve sul viso, il sole che brucia negli occhi. Ovunque mi trovi sento la necessità di lasciare il bosco e raggiungere i grandi spazi aperti, la verticalità della roccia e i rifugi del Camoscio appenninico.

La lunga dorsale dei monti della Camosciara e della Meta una vera 
roccaforte per la popolazione del Camoscio appenninico.
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La lunga dorsale dei monti della Camosciara e della Meta una vera roccaforte per la popolazione del Camoscio appenninico.


Eppure per molto tempo non è stato così.

L’area storica del Parco d’Abruzzo, oggi Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è conosciuta al mondo soprattutto per la vastità delle sue foreste di faggio a cui sono fortemente legati gli ultimi orsi bruni marsicani.

Le intense giornate di pioggia, gli alberi spogli, la lettiera fradicia, il ghiaccio sulle praterie non sono di certo un buon biglietto da visita per l’escursionista occasionale e gran parte delle attività turistiche dovevano necessariamente svolgersi durante la bella stagione per poi spingersi fino a metà ottobre quando le morbide sfumature giallastre dei faggi prendono corpo e vigore, trasformando le montagne in una vera esplosione di colori.

Uno scorcio della foresta della Val Cervara, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. L’esame dendrocronologia di questa faggeta 
condotto dagli scienziati dell’Università della Tuscia ha permesso di determinare l’età di alcuni alberi, in casi eccezionali stimata di oltre 560 anni.
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Uno scorcio della foresta della Val Cervara, nel Parco Nazionale  d’Abruzzo, Lazio e Molise. L’esame dendrocronologia di questa faggeta condotto dagli scienziati dell’Università della Tuscia ha permesso di determinare l’età di alcuni alberi, in casi eccezionali stimata di oltre 560 anni.

Il mio interesse per la vita invernale dei camosci è affiorato nel tardo autunno del duemilatre quando alla fine di una lunga giornata di montagna e al cadere della prima abbondante nevicata mi resi conto che il popolo delle rocce aveva palesemente abbandonato l’area frequentata nei mesi precedenti.

Non disponevo ancora di una fotocamera degna di tale nome ma ancora di più compresi a mie spese l’importanza del binocolo al fine di poter rintracciare i loro spostamenti.

I maschi, conducono una vita solitaria e si avvicinano ai gruppi di 
femmine soltanto per riprodursi.
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I maschi, conducono una vita solitaria e si avvicinano ai gruppi di femmine soltanto per riprodursi.

Le origini del camoscio risalgono al Miocene, circa 15 milioni di anni fa. Il suo lontano antenato era una specie di gazzella asiatica, estinta da tempo, che sembrerebbe essere progenitrice di diverse specie animali particolarmente adatte a vivere in ambiente montano, come il goral e il takin himalayano.

Dall’Asia centrale, gli antenati del camoscio arrivarono in Europa circa 200.000 anni fa, rifugiandosi nella penisola italiana e in quella iberica durante l’espansione dei ghiacciai. Una seconda ondata di camosci arrivò nel nostro paese 80.000 anni fa ed è quella che oggi è possibile osservare in buona parte dell’arco alpino.

Un tempo cacciato intensamente, il camoscio d’Abruzzo, da molti battezzato “il camoscio più bello del mondo”, è quasi scomparso all’inizio del ‘900. Da un nucleo salvato in extremis nel Parco Nazionale d’Abruzzo, sono avvenute reintroduzioni in altre quattro aree protette dell’Appennino e oggi questa popolazione, seppure ancora vulnerabile, conta 2.500 individui rigorosamente protetti.

La livrea invernale del Camoscio appenninico vede ampie pezzature color 
isabella sul pelo marrone, discostandosi da quella del Camoscio alpino 
prevalentemente scura.
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La livrea invernale del Camoscio appenninico vede ampie pezzature color isabella sul pelo marrone, discostandosi da quella del Camoscio alpino prevalentemente scura.

Se le femmine sono fedeli ai loro luoghi di nascita e conducono una vita piuttosto sedentaria i giovani maschi diventano in breve tempo esploratori e possono marciare per chilometri favorendo il fenomeno della dispersione. Già da fine Ottobre però, una forte tempesta ormonale porta anche questi ultimi a unirsi ai gruppi sociali ed è utile osservare a distanza le evoluzioni per comprenderne gli inizi.

Treppiede, obiettivi, binocolo. Lo zaino sembra pesare più degli scorsi giorni. Il bosco è alle mie spalle e mi fermo per prendere fiato. La vista è offuscata e non soltanto per il sudore che penetra negli occhi. 
Banchi di nebbia continuano a coprire l’intera dorsale della montagna rendendo difficile scegliere il luogo più adatto, individuare il nucleo di femmine di camoscio e attendere che i maschi esprimano la loro sessualità per contendersi il diritto alla riproduzione.

Pur trattandosi di un 10x42 il Noctivid ha dimensioni decisamente 
compatte e può essere facilmente impugnato e regolato con una mano.
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Pur trattandosi di un 10×42 il Noctivid ha dimensioni decisamente compatte e può essere facilmente impugnato e regolato con una mano.

Ogni qualvolta metto le mani sul Leica Noctivid 10×42 è una gioia per gli occhi. Nel corso degli anni ho lavorato sul campo con diversi binocolo, ma il livello raggiunto da questa linea è superlativo. 
Avvicinandosi agli oculari si avverte una sensazione di tridimensionalità e brillantezza mai provata prima con altri strumenti, soprattutto se le condizioni di luce e il clima si accaniscono a rendere difficile la 
giornata.

Un camoscio solitario emerge tra le nuvole basse, esibendosi con arroganza sulle pareti a picco. Sta cercando qualcosa o qualcuno. Ignora i gracchi corallini che sfiorano le creste, prima di scomparire nuovamente tra le nuvole.

Un maschio grugnisce dall'alto sfidando i suoi concorrenti.
Leica Natura
Un maschio grugnisce dall’alto sfidando i suoi concorrenti.

La scorsa settimana è arrivato il freddo e ha nevicato per qualche giorno. Vedo finalmente le femmine sui pendii d’erba gialla che resistono alla morsa della neve. Il loro cappotto a tre livelli è un’arma formidabile per resistere alle variazioni termiche tra notte e giorno. Appena sopra la pelle uno strato di lanugine intrappola l’aria e isola l’animale sia dal freddo che dal caldo. Lo strato più esterno, caratterizzato da lunghi peli scuri in inverno, permette di attirare il calore del sole. Un sebo odoroso infine impregna la base dei peli rendendo il tutto impermeabile.

Drizzando il pelo sul dorso il camoscio enfatizza la sua prestanza 
fisica nell’intento di far desistere il rivale da propositi aggressivi.
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Drizzando il pelo sul dorso il camoscio enfatizza la sua prestanza fisica nell’intento di far desistere il rivale da propositi aggressivi.


Per raggiungere lo stesso livello di comfort e sconfiggere l’attesa ho dovuto indossare cinque strati diversi e due paia di guanti.

Continuo a scuotere le gambe e a tenere saldo il binocolo per individuare i maschi dominanti. La presa è confortevole seppure con guanti ingombranti è facile spostare involontariamente la ghiera delle diottrie.

D’altra parte la velocità del focheggiatore sulle lunghe distanze è sorprendente e vellutata.

Due capretti restano a osservare ai margini del bosco. Leica Natura
Due capretti restano a osservare ai margini del bosco.

Per quasi un’ora osservo le incessanti discese e risalite di due maschi dai fianchi scuri e lucenti cerando di cogliere ogni singolo movimento.

I giovani restano a guardare. Si misurano a vicenda e segnano i lunghi steli delle graminacee con le loro ghiandole retro-cornali.

Anche in situazioni di alto contrasto l’aberrazione cromatica complessiva e flare sono talmente ben controllati da risultare quasi assenti. Un vero piacere per chi ha la necessità di passare ore concentrato sulla scena.

L'inconfondibile silhouette di un camoscio si staglia contro il cielo. 
Anche in condizioni di luce difficili il Noctivid permette di apprezzare 
appieno i dettagli di un animale.leica natura
L’inconfondibile silhouette di un camoscio si staglia contro il cielo.  Anche in condizioni di luce difficili il Noctivid permette di apprezzare appieno i dettagli di un animale.

Vento e nebbia vengono nuovamente giù dalle creste e portano con sé la notte. I grugniti continuano ma le luci del fondovalle sono un richiamo troppo forte per i miei piedi intorpiditi. Accetto con fatica che è arrivato il momento di imboccare nuovamente il sentiero verso casa.

Le rupi e i ripidi pendii erbosi da cui poter dominare intere vallate rappresentano l'ambiente d'elezione per questi acrobati d'alta quota. leica natura
Le rupi e i ripidi pendii erbosi da cui poter dominare intere vallate rappresentano l’ambiente d’elezione per questi acrobati d’alta quota.

Umberto Esposito
Guida naturalistica e fondatore di Wildlife Adventures

www.wildlifeadventures.it

Umberto Esposito con Leica Noctivid verde 10x42 e cannocchiale da osservazione Leica APO Televid 82 
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Umberto Esposito con Leica Noctivid verde 10×42 e cannocchiale da osservazione Leica APO Televid 82

Umberto è una guida naturalistica iscritta al Collegio Guide Alpine Abruzzo e un fotografo che lavora a cavallo tra Abruzzo e Molise una delle rare zone dell’Europa Occidentale dove, nelle vaste foreste di faggio che ammantano i monti o nelle alte praterie rupestri,  ancora possibile imbattersi in animali come l’Orso marsicano, il Camoscio appenninico, il Lupo e l’Aquila reale.

Un incontro alla fine degli anni novanta con gli orsi presenti nella valle e l’emozione per le prime immagini realizzate, lo hanno guidato verso quella che oggi  diventata la sua professione. Crescendo ha avuto modo di esplorare, conoscere e apprezzarequeste montagne. Oggi cerca di trasmettere quelle stesse emozioni provate da ragazzo acoloro che frequentano con lui i sentieri e le montagne dell’Appennino Centrale.

Negli ultimi anni ha pubblicato articoli ed immagini su National Geographic Traveller, Oasis, Trekking&Outdoor, DOVE Viaggi, DRepubblica, Touring Magazine. E’ co-autore delprogetto multimediale Forestbeat e del libro Il Segreto dei Giganti a sostegno della candidatura UNESCO per le foreste del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (www.forestbeat.it).

A partire dal 2018   impegnato come autore e fotografo documentarista nel progetto multimediale L’orso e la formica (www.orsoeformica.it)

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