Con la fotocamera Leica TL2, il binocolo Noctivid 8×42 e il cannocchiale Apo Televid 82mm attraverso il Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Per i fotografi naturalisti che come me assegnano un peso specifico notevole allo studio dei soggetti che immortalano, l’utilizzo sul campo di strumenti ottici da osservazione risulta di fondamentale importanza.

Sistema Digiscoping. Fotocamera Leica collegata con adattatore al cannocchiale da osservazione Leica Apo Televid 82mm. Fotografare e osservare a lunghe distanze è questione di un attimo.

Il fotografo interessato a riprendere animali selvatici dovrebbe mettere da parte la fretta, prendendosi il tempo necessario per ispezionare l’ambiente in cui si muove e per cercare di comprendere il comportamento della fauna che si appresta ad avvicinare. Ciò nonostante, non sempre questo succede.

Io per primo, per lungo tempo, mi sono mio malgrado schierato tra le fila di coloro che, riluttanti ad aggiungere ulteriori zavorre al già carico zaino fotografico, hanno preferito lasciare a casa binocolo e cannocchiale.

Tuttavia, da quando sono entrato in possesso di un binocolo Leica Noctivid 8×42 e di un cannocchiale Leica Apo Televid 82, le mie abitudini sono cambiate radicalmente. Nelle righe che seguiranno, troverete un personalissimo resoconto delle mie prime esperienze vissute in alta quota, sulle Alpi italiane e francesi, con il supporto di questi due oggetti straordinari.

Camoscio (1)
Camosci nel PNGP

Leica Noctivid 8×42

Voglio cominciare dal binocolo, probabilmente lo strumento ottico più utilizzato al mondo per l’osservazione degli animali in natura.

Il mercato propone al pubblico un’infinità di prodotti caratterizzati da bassa qualità e prezzo contenuto, spesso di dimensioni tascabili. Lo stesso mi sono sempre orientato in direzione di questi binocoli leggeri e quindi poco impegnativi da trasportare durante le mie escursioni, spesso faticose, alla ricerca dei selvatici.

Per questo motivo, mentre mi apprestavo a prendere in mano per la prima volta il Leica Noctivid 8×42, ero un po’ scettico. Tuttavia, ancora prima di testare questo gioiello sulle montagne vicino a casa, sono rimasto colpito dal suo aspetto elegante e dalla sua ergonomia.

L’oggetto appare robusto e compatto, in particolare grazie all’armatura esterna in gomma, che offre una presa salda e protegge le lenti interne dai colpi. La rotella della messa a fuoco ha le giuste dimensioni e scorre con fluidità, consentendo una messa a fuoco molto precisa.

Le numerose uscite sul campo non hanno fatto che confermare la mia positiva impressione iniziale. Innanzitutto ho riscontrato una resa dei colori estremamente naturale, con totale assenza di aberrazione cromatica. Ma non è tutto. All’entusiastico feedback contribuiscono anche una nitidezza della visione fuori dal comune, sia al centro sia ai bordi, e l’eccezionale tridimensionalità dei soggetti scrutati attraverso le lenti: davvero sorprendenti.

Un paio di minuti di osservazione distratta, tuttavia, potrebbero non permettere di apprezzare a fondo il divario che separa questo prodotto da uno di fascia inferiore: è un uso continuativo, specie durante le prime o le ultime ore del giorno, a evidenziare i punti di forza del Noctivid. L’incredibile luminosità degli oculari e il bilanciamento perfetto dello strumento Leica consentono un utilizzo prolungato, che non affatica gli occhi e le braccia dell’osservatore.

Anche le mie perplessità riguardanti il peso sono presto state dissipate. Di questi 860 grammi non ci si può proprio lamentare: non sono altro che un piccolo compromesso da accettare per avere a disposizione le lenti altamente qualitative, gli ingrandimenti e la luminosità del prezioso strumento.

In conclusione, il Noctivid 8×42 è a mio parere un binocolo che incontra le esigenze di tutti coloro che si dedicano alla fotografia naturalistica vagante, che prevede una ricerca attiva degli animali e uno studio attento del territorio in cui ci si trova. Allo stesso tempo, per quanto riguarda la fotografia da appostamento, si presenta come un valido supporto da utilizzare durante le lunghe attese che spesso precedono lo scatto.

Leica Apo Televid 82, Leica TL2 e Leica Elmarit-TL 18mm f/2.8 ASPH

Trekking dello Stambecco (6)
Luca Giordano con Apo Televid 82 nel PNGP

Prima di proseguire con le mie considerazioni intorno a questo incredibile cannocchiale, vi racconto un importante antefatto. Se dai quindici – sedici anni in avanti ho iniziato a pensare che sarei voluto diventare un fotografo naturalista, prima di allora ero esclusivamente un giovanissimo ed entusiasta birdwatcher: insieme alla mia famiglia e al fedele cannocchiale Leica Televid 77, da bambino, ho girato l’Italia in lungo e in largo in cerca di nuove specie da osservare e da annotare sul mio taccuino. Dopo essersi rivelato compagno prezioso durante questa continua ricerca, lo strumento è stato successivamente messo da parte a causa dell’ampio spazio già occupato nello zaino dal nuovo materiale fotografico, al cui utilizzo mi stavo intanto appassionando. Inoltre, visto che per utilizzare con profitto il cannocchiale è indispensabile l’uso di un buon treppiede, coadiuvato da una testa video non propriamente leggera, occorreva scegliere: il sacrificato fu il Televid 77.

Quando anni dopo mi è stato proposto di testare il Leica Apo Televid 82, non ho potuto non sorridere di fronte a questo “ritorno alle origini”. Rispetto al modello precedente, questo appare decisamente più leggero e compatto: 1520 grammi per la versione angolata che ho avuto il piacere di provare, a cui vanno aggiunti i 390 grammi dell’oculare WW ASPH 25-50x. Il corpo in magnesio rivestito in gomma è robusto e difficile da scalfire, mentre il suo design appare pulito ed ergonomico.

Le immagini attraverso questo cannocchiale appaiono brillanti e nitide, non solo al centro bensì sull’intero campo di visione: le lenti alla fluorite valorizzano i colori naturali della scena osservata, mentre contrasto e tridimensionalità sono ai massimi livelli.

La messa a fuoco, che può avvenire fino alla ridottissima distanza minima di circa 4 metri, è estremamente precisa e rapida, grazie all’utilizzo di rotelle posizionate in evidenza sulla parte alta dello strumento.

Particolarmente interessante è la possibilità di utilizzare il cannocchiale per il digiscoping. Personalmene, ho avuto modo di abbinarlo alla bellissima Leica TL2.

Trekking dello Stambecco (2)
Sistema digiscoping completo. Cannocchiale Apo Televid 82 con oculare 25-50ww collegato con anello per digiscoping.

Grazie all’adattatore dedicato, che si innesta a pressione sull’oculare WW ASPH 25x-50x da osservazione, è possibile passare da quest’ultima alla pratica del digiscoping in pochissimi secondi: un vantaggio non da poco, considerando quanto possono essere rapidi e imprevedibili i selvatici. Questa possibilità permette di registrare video in 4K, che per quanto non siano paragonabili a quelli girabili con attrezzature professionali dedicate, risultano tuttavia perfetti per registrare attimi irripetibili a grandissima distanza. Le uniche difficoltà che si incontrano nello svolgimento di questa attività ruotano intorno all’arduo bilanciamento del complesso formato da cannocchiale, adattatore, macchina fotografica e testa video: ingombro e peso del tutto rendono i movimenti poco fluidi, in particolare in montagna, dove vento forte e terreno sconnesso non aiutano certo a trovare la stabilità necessaria per scattare. In altri ambienti risulta sicuramente più semplice sfruttare questa possibilità con profitto.

Trekking dello Stambecco (3)
Digiscoping. Cannocchiale Apo Televid 82 con oculare 25-50 lente digiscoping e fotocamera Leica. Inquadratura di un camoscio con scarsa luce esterna.

Il Leica Apo Televid 82 è in ogni caso uno strumento da osservazione straordinario, compagno fondamentale e luminosissimo per chi si dedica alla ricerca di animali d’alta quota particolarmente schivi, quali pernici bianche, coturnici e lepri variabili. Questi selvatici, che fanno grande affidamento sul mimetismo per difendersi dai potenziali predatori, non risultano facili da scorgere senza il potente cannocchiale nella grigia e monotona vastità delle pietraie. Come loro anche i grandi rapaci, quali aquila e gipeto, possono essere osservati, grazie ad uno strumento ottico come questo, da lunghissime distanze, necessarie per non mettere a rischio le loro covate e non interferire con i loro naturali comportamenti.

Camoscio (2)
Sagoma di camoscio nel PNGP

 

Volpe rossa
Volpe rossa nel PNGP. Sfugge a molti obiettivi

 

Stambecco (2)
Stambecco PNGP

 

Marmotta alpina (2)
Marmotta alpina al lavoro nel PNGP

 

Civetta nana
Spettacolare foto di civetta nana nel PNGP

 

Pernice bianca
Pernice bianca nel PNGP

Testo e foto di Luca Giordano

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