Stefano Unterthiner
Una linea bianca, il ghiaccio marino, all’orizzonte il profilo delle montagne. Dall’oblò dell’aereo ammiro il paesaggio materializzarsi a poco a poco sotto di me.
La bellezza delle terre che sorvoliamo mi lascia, ancora una volta, senza fiato. Ritorno alle Svalbard dopo averci vissuto assieme a mia moglie Stéphanie e ai nostri bambini per oltre un anno, tra il 2018 e il 2020, per lavorare al libro “Un mondo diverso” (ed. Ylaios, 2021).
Questa volta il mio soggiorno sarà molto più breve, soltanto un paio di settimane, ma sarà per vivere un’esperienza nuova: accompagnerò un gruppo di undici “studenti” per la prima edizione di una Masterclass di fotografia (una seconda edizione è in programma per il 2023).
Il giorno dell’imbarco sulla MS Malmö (la piccola imbarcazione di bandiera svedese che ci porterà a scoprire una parte di questo selvaggio arcipelago) l’eccitazione tra i partecipanti è palpabile. Il tempo delle presentazioni, un rapido briefing sulla sicurezza a bordo e, dopo aver sistemato i bagagli nelle cuccette, salpiamo…
Andiamo subito tutti sul ponte a osservare meravigliati il paesaggio: nonostante sia la metà di maggio, pare ancora inverno.
Le montagne sono coperte di neve, i fiordi chiusi nella morsa del ghiaccio. I migratori stanno però facendo ritorno in Artico.
Stormi di gazze marine minori attraversano veloci il cielo, i fulmari si avvicinano curiosi all’imbarcazione, sul mare gruppi chiassosi di edredoni e urie nere.
Abbiamo lasciato da poco il piccolo porto di Longyearbyen, ma le opportunità fotografiche sono già moltissime.
L’obiettivo principale della spedizione sarà, naturalmente, riuscire a immortalare il re incontrastato di queste terre: l’orso polare.
Per individuare il mitico mammifero marino avremo un “asso nella manica”: Leica e i suoi straordinari binocoli. Abbiamo a nostra disposizione: undici 8×32 HD PLUS, uno per ciascuno studente, un 8×42 (del quale mi impossesso immediatamente!) e un 10×42 Noctivid, che sarà molto ambìto tra le guide che ci accompagnano.
È il “regalo” che ci ha fatto Leica (già nostro partner per il progetto “Una famiglia nell’Artico”) per la Masterclass. Ha fornito ai partecipanti lo strumento più importante (ma troppo spesso sottovalutato!) per la fotografia naturalistica: perché fotografare vuol dire innanzitutto trovare il soggetto.
Ed è ancor più vero quando c’è da scovare un orso polare…
Facciamo rotta verso l’estremo Sud dell’isola Spitsbergen, dove speriamo trovare qualche plantigrado. Il ghiaccio marino è ancora abbondante e ci impedisce di risalire lungo la costa Est.
Trascorriamo ore col binocolo a scrutare l’orizzonte: di orsi nessuna traccia. Soltanto circa trecento animali sono stati censiti in tutto l’arcipelago: trovarne uno, non è impresa facile.
Decidiamo di concentrare i nostri sforzi a Hornsund. Ed è nella parte meridionale di questo grande fiordo che finalmente scorgiamo in lontananza un orso che dorme sul ghiaccio.
Poco più di una macchiolina “giallastra” a diversi chilometri dal margine dell’acqua libera.
Non possiamo avvicinarci oltre e non abbiamo possibilità di fare buone immagini. Decidiamo comunque di gettare l’ancora e attendere.
Intanto, abbiamo trovato il nostro primo orso!
Accade tutto durante la notte, che in questa stagione è già illuminata dal “sole di mezzanotte”.
Il maschio si risveglia e inizia la sua lenta e silenziosa caccia. Osserviamo increduli l’affascinante cattura di una foca.
Ci sembra di essere proiettati in un documentario, tanto è straordinaria, cruenta e unica la scena alla quale assistiamo.
I binocoli ora riposti nello zaino, le macchine fotografiche entrano in azione.
Stefano Unterthiner