Il Chiurlottello è ormai stato considerato estinto o almeno presumibilmente tale, senza individui ufficialmente osservati negli ultimi 20 anni (Corso, et al., 2014; Kirwan, et al 2015) mentre l’Ibis eremita sembra recuperare con una piccola ma crescente popolazione selvatica riproduttiva in Marocco e alcuni progetti di reintroduzione in Europa (Spagna, Alpi austriache e italiane, Turchia). Tuttavia, quando si pensa all’estinzione, troppo spesso dimentichiamo alcuni uccelli, ad esempio il Piccione selvatico, non la Columba livia var.domestica, ma la specie selvatica pura che oggi è uno degli uccelli più minacciati nel Paleartico occidentale a causa dell’inquinamento genetico da parte del Piccione torrialo o domestico … ma, è pur sempre un Piccione, quindi sembra che nessuno si preoccupi di questo!

Parlando di animali a rischio, qualcosa che continua a stupirmi è che, apparentemente, le sottospecie non vengono prese molto in considerazione nei piani di protezionismo, ne dagli specialisti ne dalla Comunità Europea. Infatti, per meritare una forte attenzione e protezione, le specie di uccelli (e tutti gli animali in generale) devono essere in declino o vulnerabili o in pericolo su tutto il loro areale di distribuzione, e non in aree localizzate di diffusione delle varie sottospecie, quindi il taxon in toto e non singoli taxa dello stesso. In particolare, molte sottospecie sono effettivamente protette in Europa, considerate come incluse nell’allegato I e nell’allegato II della Direttiva Habitat. Questo accade però solo quando queste sottospecie rappresentano popolazioni di specie in declino nel loro complesso, mentre, se sono sottospecie di specie in buona salute “altrove”, non sono incluse in nessun allegato, quindi vengono intraprese poche misure di conservazione.

Mi dico: la sottospecie è un concetto umano e una “scatola” in cui ci piace mettere entità animali, è “fluido”, suscettibile di un cambiamento continuo dovuto da un lato al processo naturale di speciazione, dall’altro mutevole a seconda delle varie ricerche e ai diversi pareri. Pertanto, come scegliere quali sottospecie proteggere e quali no senza incappare in errori, come privilegiare alcuni taxa a scapito di altri? In secondo luogo, se una data popolazione geografica di una specie è ben identificabili, ed ha caratteri peculiari, allora questa popolazione e queste peculiarità risultano uniche e quindi se e quando si estinguerà, sarà persa per sempre, poco importa se noi umani vogliamo dargli un nome o meno, vogliamo tributargli il rango di specie o meno, o se si tratta di una sottospecie rara di una specie molto comune e ben diffusa. Pur essendo una determinata specie molto comune, se una o più popolazioni identificabili e peculiari nell’ambito del suo areale sono a rischio, queste vanno protette in tutti i modi possibili e a nostra disposizione. Non importa che per me i dipinti di Caravaggio siano migliori e più emozionanti di quelli di Correggio o di Pinturicchio, quando qualcuno distrugge un dipinto di un artista, di un vero genio come di un’artista nella media, questo sarà per sempre perduto.

Detto questo, il maestoso e spettacolare Lanario europeo Falco biarmicus feldeggii è, dopo il Chiurlottello (ammesso che non sia già estinto), la specie avifaunistica più a rischio di estinzione nel Paleartico Occidentale, vera gemma nel mondo dei rapaci. Da sempre considerato scarso e localizzato, con popolazioni riproduttive tra le più rilevanti in Italia, oggi si trova ad affrontare un declino continuo, inesorabile e rapido in tutto il suo areale di distribuzione mondiale. Il feldeggii, è una delle sottospecie dell’ampiamente distribuito e piuttosto comune Lanario Falco biarmicus biarmicus, che ha buone popolazioni riproduttrici diffuse in tutta l’Africa. Per questo motivo, l’Unione Europea fino ad oggi ha praticamente ignorato quasi completamente il fatto che questo uccello sta scomparendo e molto poco è stato fatto finora. Ancora peggio, la maggior parte degli “specialisti” hanno ripetutamente riportato le stesse stime di coppie riproduttive in tutte le loro pubblicazioni, spesso senza effettivamente verificare l’affidabilità dei dati disponibili, ignorando o addirittura negando il problema.

Una coppia di lanari europei (Falco biarmicus feldeggii) in volo in un sito siciliano (Stefania Merlino). Si noti come questa e le altre foto sono state effettuate a distanze molto elevate come si osserva dall’ingrandimento e qualità della foto, cosicché si abbia la certezza che nessuna foto sia stata fonte di disturbo.
Una coppia di lanari europei (Falco biarmicus feldeggii) in volo in un sito siciliano (Stefania Merlino). Si noti come questa e le altre foto sono state effettuate a distanze molto elevate come si osserva dall’ingrandimento e qualità della foto, cosicché si abbia la certezza che nessuna foto sia stata fonte di disturbo.

Nell’ultimo ventennio, ho girato in lungo e largo il Paleartico, assistendo ad un massiccio e incredibilmente veloce decremento delle coppie di Lanario europeo in tutto il suo areale (e non solo del feldeggii, anche infatti dei lanari Nord Africani). Questa primavera, ho effettuato osservazioni di campo in compagnia dei miei nuovi prodotti LEICA: il magnifico LEICA NOCTIVID 10×42 e il cannocchiale LEICA APO. Le osservazioni sono spesso state fatte in un tipico clima mediterraneo di tarda primavera-inizio estate: caldo, umido, soleggiato. L’attribuzione precisa dell’età nelle coppie di feldeggii osservate, risulta cruciale per stabilire lo stato di salute della sua popolazione riproduttiva, poiché gli adulti sono certamente più di successo degli immaturi.  Quindi, è assolutamente vitale avere gli strumenti MIGLIORI sul mercato, in modo, ad esempio, che il contrasto tra la primaria più esterna (P10) vecchia, scolorita ed abrasa, e le altre fresche, nuove, più scure e bluastre, sia ben visibile, o che il contrasto delle piume nuove-vecchie (quindi scolorite-scure) del mantello e della coda sia quanto più precisamente rilevabile.

L’immagine cristallina, quasi tridimensionale e neutra come non ho mai visto data dal NOCTIVID è quindi il meglio che potrei desiderare e il mio binocolo LEICA è il migliore compagno di campo dunque. Inoltre, studiando questa specie sensibile e timida, facilmente disturbata al nido, rimango il più possibile lontano cercando di non allarmare gli adulti nel sito di nidificazione… un campo visivo tanto ampio quanto quello del NOCTIVID (le pupille sembrano degli schermi Tv a schermo gigante) pertanto, combinato ad un’immagine nitida, è essenziale per contare quanti giovani si trovano nel nido prima, o quanti giovani siano prossimi all’involo dopo. Non potrei mai restarmene così lontano con qualcosa di meno buono rispetto ai miei strumenti LEICA e non avrei mai potuto riuscire ad ottenere gli stessi risultati senza il meglio.

5 Andrea Corso alla ricerca di lanari col suo LEICA NOCTIVID 10x42 sino al tramonto, in Abruzzo, sfruttando anche le ultime luci del giorno (foto Andrea Pulvirenti)
Andrea Corso alla ricerca di lanari col suo LEICA NOCTIVID 10×42 sino al tramonto, in Abruzzo, sfruttando anche le ultime luci del giorno (foto Andrea Pulvirenti)

Purtroppo, mi duole dirlo, per quanto le mie osservazioni siano oggi più sorprendenti e emotivamente coinvolgenti, per quanto la luce e l’immagine datami dai miei strumenti LEICA sia la più bella che ho mai visto, , il risultato non cambia comunque … non rimane più del 30% delle popolazioni mondiali di feldeggii stimate negli anni ’90 e ’00, o addirittura meno.

Finché l’UE e tutti gli ambientalisti non inizieranno a proteggere seriamente questo fantastico uccello, l’estinzione è vicina, troppo vicina, è sarà per sempre. Finché i fotografi “naturalisti” non capiranno che una foto fatta da troppo vicino* non è altro che l’ennesimo “mi piace” sui “social netwrok”, ma è una vera minaccia per il lanario ed il suo successo riproduttivo, fintanto che l’Unione Europea non avrà dichiarato rigorosamente illegale anche la sola e semplice detenzione di lanari feldeggii da parte dei falconieri (non importa se “presumibilmente” nati in cattività!!!!), questo uccello scomparirà rapidamente ed inesorabilmente. Infatti, la falconeria è una delle cause principali del declino, dato che è scientificamente e rigorosamente dimostrato che ancora oggi molti (in alcune zone la maggior parte) dei giovani vengono illegalmente prelevati dal nido. A questo si aggiungono il disturbo diretto ai nidi da parte di fotografi (e aggiungerei anche noi ornitologi, o alcuni di noi meno cauti), la distruzione o rarefazione dell’habitat di elezione, la competizione col Falco pellegrino e molte altre cause. Se non ci muoviamo subito, se non lo facciamo tutti insieme, collaborando, con forza unanime e corale, aiutati e supportati da tutta l’unione Europea, a breve, troppo a breve, il Lanario non volerà mai più nei cieli e sopra le pareti rocciose.

Andrea Corso nel Parco Nazionale della Majella, alla ricerca di lanari col suo LEICA NOCTIVID 10x42
Andrea Corso nel Parco Nazionale della Majella, alla ricerca di lanari col suo LEICA NOCTIVID 10×42
Femmina adulta (Stefania Merlino)
Femmina adulta (Stefania Merlino)
Maschio adulto (Stefania Merlino)
Maschio adulto (Stefania Merlino)

Ti potrebbe interessare