L’estate di Andrea Corso è stata intensa e ricca di incontri, di seguito un breve racconto di emozionanti avvistamenti nella sua Sicilia.
Un’estate calda è di nuovo qui, nel sud della Sicilia e in tutto il Mar Mediterraneo. Sembra che anche muovere una gamba o una mano sia duro e pesante, il sudore gocciola negli occhi e offusca la vista. Ma a Linosa, o in qualsiasi altra isola europea, oltre che lungo le coste e in mare aperto giù da alti promontori, il mare è costantemente solcato da veloci cesellatori di onde, disegnatori delle tavolozze verde-blu del mare: le berte!
Nelle notti estive senza luna, nei cieli trapuntati di stelle, le loro urla melanconiche, a volte inquietanti, echeggiavano sulle isole. E poi, l’inarrestabile birder non teme la sofferenza dei sudari, rinuncia al condizionamento dell’aria condizionata e delle stanze fresche (in verità io vi rinuncio sempre, non usandola mai l’odiata aria condizionata!). E così, si inizia a studiare le berte e gli uccelli marini in generale. Per diversi anni, anche grazie allo stimolo del mio amico Robert Flood, ho studiato la variabilità del disegno alare nella Berta maggiore mediterranea o di Scopoli (Calonectris dimodea). Questa è la specie di Calonectris che si riproduce nel Mar Mediterraneo, mentre la sua controparte oceanica, la Berta maggiore atlantica (Calonectris borealis), nidifica in Atlantico orientale, dalla Galizia (Spagna nord-occidentale) e Berlengas Is (al largo del Portogallo), dalle Azzorre e sino alle Isole Canarie.
Fino a poco tempo fa queste due specie erano considerate conspecifiche tra loro, quindi due sottospecie, insieme con la Berta di Capo Verde (Calonectris edwardsii), ora separate in tre specie sorelle ma distinte. Le uniche segnalazioni italiane di C. borealisfinora conosciute si riferivano a due adulti trovati nella colonia riproduttiva di C. diomedeasull’isola di Linosa il 16 maggio 1987 e l’11 agosto 2009, ma nessuno è mai stata osservata in mare o, in generale, in nessun altro sito italiano. Pertanto, per anni ho cercato di identificare e segnalare qualche individuo sul campo, o comunque di comprendere e approfondire la variabilità dei caratteri identificativi di questi taxa. Robert, autore di numerose guide da campo e manuali sugli uccelli marini (alcune delle più belle opere ornitologiche pubblicate negli ultimi vent’anni) (https://www.scillypelagics.com/multimedia-guides) necessitava di foto e dati sulla diomedea ed io lo ho aiutato a raccogliere informazioni per l’imminente guida di identificazione delle berte.
La differenza principale tra le due berte in questione, sta nel diverso disegno della punta dell’ala vista da sotto in volo. Nella Berta maggiore di Scopoli, si notano delle “lingue” bianche che corrono lungo i vessilli interni delle primarie esterne, quasi fino all’apice, più larghe alla base della penna, mentre la punta è sempre grigio-nera.Al contrario, nella specie atlantica, queste “lingue” bianche sono praticamente assenti o non sono affatto visibili, e il sottoala mostra l’intera “mano”, dalla base alla punta, tutta omogeneamente scura (nerastra). Di solito, anche l’area del “polso” è più scura e densamente picchiettata di grigio-nero, apparendo come una zona carpale più “sporca”. Questo è il primo e il miglior carattere chiave riportato da tutte le moderne guide sull’identificazione degli uccelli.
Come risultato dei nostri studi e osservazioni continue, tuttavia, è stato visto che, principalmente nella Scopoli, c’è una certa variabilità; in effetti, alcuni individui (principalmente giovani) mostrano pochissimo bianco, solo lungo il vessillo interno della seconda primaria esterna (P9). Ciò significa che sul campo, il disegno tipico che identifica la i Scopoli è talvolta davvero difficile da osservare e da rilevare con certezza in mare. A volte, infatti, si nota solo un po ‘di bianco, con spesso un’ombra pallida appena visibile al centro della “mano”. In condizioni normali, l’identificazione risulta quindi estremamente difficile. Se a ciò aggiungiamo che in presenza di una forte luce solare, viceversa, la sorella atlantica sembra mostrare un sottoala piuttosto pallido con una punta molto più chiara del normale, il compito di trovarne una erratica e accidentale nel Mediterraneo diventa davvero complicato.
Questo è il momento in cui strumenti ottici eccezionali fanno davvero la differenza. Per tali sottigliezze, per un compito così difficile, il meglio del meglio nel campo dell’ottica per il birdwatching, è l’unica cosa che può aiutare … e credetemi, dopo decenni di esperienza, non ho mai usato nulla che aiuti di più dei binocoli Leica Noctivid 10×42 e del telescopio Leica Apo Televid 82.
Quando davvero i più piccoli dettagli sono vitali, quando le più piccole sfumature distinguono due specie simili, solo strumenti come questi forniscono l’arma vincente. Con un aiuto in più: numerose volte, quando il vento non è favorevole, e le berte passano molto lontano, aggiungo al mio Leica APO l’estensione Leica 1.8x, in modo da ottenere fino a 90 ingrandimenti !! E nessuna berta mi sfugge più … (si spera).
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