Ugo Mellone – www.wildphoto.it
Sono a Tarifa, sullo Stretto di Gibilterra. È ancora febbraio, ma qui la primavera è giá iniziata da un bel po’. Il levante imperversa da giorni, come pure gli acquazzoni. L’umiditá esalta ancora di più il profumo della macchia mediterranea. La sponda africana dello Stretto non si vede, nonostante disti solo 14 km. Tuttavia, le previsioni meteorologiche dicono che a partire da mezzogiorno inizierà una “tregua”. Di colpo le nubi si aprono, il vento cala, e i raggi del sole iniziano a filtrare. Il Marocco inizia a farsi man mano più visibile. Chi è lì ha probabilmente la stessa impressione della Spagna, dove mi trovo io.
L’accidentata orografia della sponda africana dello Stretto è ormai bene evidente. Nemmeno il cannocchiale, ovviamente, mi permette di vedere cosa stia succedendo lí, però le esperienze precedenti, unite alla mia immaginazione, mi portano a pensare che i pendii boscosi abbiano iniziato a “respirare”.
Migliaia di rapaci si saranno concentrati negli ultimi giorni, posati, in attesa di potere intraprendere la traversata. E adesso, con ogni probabilità, colonne di nibbi bruni si staranno alzando su quei boschi, prendendo quota per effettuare il grande salto. In effetti, non mi sbaglio. È come se un’enorme gabbia fosse stata aperta: migliaia di rapaci, soprattutto nibbi, iniziano ad arrivare, in un flusso continuo, formando quasi un ponte naturale tra i due continenti.
Il nibbio bruno è la specie che apre il passo migratorio dei rapaci lungo questa flyway, a febbraio, e durante lo stesso mese passa anche il grosso dei capovaccai, anche se con numeri molto minori. Successivamente è il turno, nell’ordine, di biancone, sparviere e aquila minore, per citare solo le specie più numerose. A maggio, infine, la stagione si chiude con il picco dei pecchiaioli.
Il passaggio su questo Stretto coinvolge anche rapaci che nidificheranno in Italia, e in particolare qui mi riferisco al biancone, noto anche come aquila dei serpenti. Di fatto, la popolazione italiana di questa specie si concentra quasi completamente in questa zona, per raggiungere l’Africa.
I bianconi italiani potrebbero realizzare un viaggio molto più corto raggiungendo l’Africa dalla Sicilia. Perchè invece usano un tragitto così tortuoso? La risposta è nella loro morfologia: ali amplie, adatte a sfruttare le correnti ascensionali, che rendono l’attraversamento del mare molto dispendioso energeticamente, dato che sull’acqua le termiche non si generano e i bianconi sono obbligati a usare il volo battuto.
Seguendo la rotta da e verso la Spagna, queste aquile evitano il rischioso attraversamento del canale di Sicilia (almeno 150 km sul mare), in favore del più sicuro Stretto di Gibilterra (“solo” 14 km), anche se il percorso via terra diventa estremamente più lungo, nella misura di centinaia di km. Questo peculiare comportamento migratorio era stato giá dimostrato con osservazioni sul campo: le grandi concentrazioni di bianconi osservate in Liguria e in Versilia, in entrata e uscita dalla penisola italiana, sono ormai ben note.
Tuttavia, per conoscere al meglio questo fenomeno, a partire dal 2010, vari bianconi sono stati marcati con trasmittenti GPS in Basilicata, e uno di loro, battezzato Egidio, continua ancora a inviarci dati, il che lo ha reso uno degli animali seguiti su scala individuale durante il maggior numero di anni, a livello globale! Al di lá dell’importanza scientifica di questi dati, è per me molto emozionante, ogni volta che osservo queste mappe, pensare come il viaggio dei bianconi unisca ecosistemi cosí diversi, come le garighe del Sud Italia, le montagne dei Pirenei, i grandi erg del Sahara e le savane del Sahel.
Ma torniamo alle osservazioni sul campo. Anche se so che in pochi minuti li avró a pochi metri, mi piace osservare i rapaci col Televid 82, al massimo ingrandimento (50x) quando sono ancora lontani e non visibili a occhio nudo. Vederli cosí piccoli, sullo sfondo delle falesie africane, rende meglio l’idea della grandezza di ció che stanno facendo: superare il mare, l’ostacolo più difficile della loro lunga migrazione. I bianconi, con ampi battiti raggiungono le coste europee, e in pochi minuti dal primo contatto posso giá osservarli da vicino col Noctivid 10×42: il loro sguardo, a volte agonico, trasmette in maniera inequivocabile tutta la fatica del volo sul mare. Il picco forte, ai primi di marzo, è costituito dagli adulti, ed è possibile osservarne anche varie migliaia in un solo giorno. Poi, i numeri diminuiscono molto, ma diventano più frequenti gli individui immaturi, con una grande varietà di piumaggi.
Un’altra specie molto numerosa e è l’aquila minore. A fine marzo, se il vento ha la direzione e l’intensità giusta, è possibile sperimentare giornate in cui a centinaia sfilano a pochi metri da me, anche basse sul mare. Qui in Spagna, anche durante tutta l’estate, mi è molto facile osservarle: sono ben diffuse come nidificanti. Tuttavia, quando mi capita di vederne una in Italia, anche se male e lontano, l’emozione è sempre come se fosse la prima volta! Fino a pochi anni fa in Italia non era affatto facile da osservare, ma ultimamente è diventata uno svernante regolare, soprattutto nel meridione. Esistono addirittura casi di nidificazione confermati.
Durante la prima parte di aprile i contingenti di passaggio iniziano a essere più scarsi, ma è sempre possibile osservare una gran varietà di specie.
La magia della migrazione è anche in questo: nessuna giornata è uguale all’altra e di colpo, dopo giornate di passaggio scarso, si possono fare gli avvistamenti più inattesi!
In questo periodo inizia anche il rientro dei grifoni. Assieme ai bianconi sono i rapaci che faticano di più nell’attraversare il mare, e ogni anno qualcuno non ce la fa e cade esausto in acqua. Osservare il loro possente battito mentre si avvicinano alla costa mi lascia senza fiato, per quanto si tratti di una specie che, nei miei vagabondaggi per le sierras andaluse, osservo quasi quotidianamente. Questi grifoni mostrano un comportamento molto diverso dai migratori “classici”: generalmente trascorrono nel Sahel solo il primo inverno della loro vita, e giá al secondo anno smettono di migrare, per rimanere nell’areale di riproduzione durante tutto l’anno. Si stima che circa il 30% dei giovani grifoni compia questo lungo viaggio.
L’ultima specie a mostrare un passaggio consistente è il pecchiaiolo, ai primi di maggio, spesso in stormi composti da centinaia di individui. Oltre ad essere un animale elegantissimo, con una grande varietà di piumaggi, il pecchiaiolo è una specie prediletta dai molti ricercatori per la varietà delle sue strategie di migrazione. Infatti, sia gli studi svolti sul campo, che i dati ottenuti con trasmittenti GPS, hanno rivelato che lo stesso individuo puó seguire tragitti completamente diversi a seconda della stagione e di dove sia localizzato il suo territorio riproduttivo. Ad esempio, molti pecchiaioli nidificanti in Europa orientale, a fine estate raggiungono l’Africa dallo Stretto di Gibilterra (passando numerosi anche sulle Prealpi venete e lombarde), e poi in primavera ritornano attraversando il Mediterraneo sul Canale di Sicilia!
I motivi di questa flessibilità non sono ancora del tutto chiari, ma probabilmente sono collegati sia alla motivazione (in primavera c’è più “fretta” di arrivare, per riprodursi) che ai regimi dei venti sul Mediterraneo e sul Sahara. Un’altra peculiarità del pecchiaiolo, è che non trascorre l’inverno nelle aride savane nel Sahel come le altre specie che ho menzionato, ma si spinge fino alle selve pluviali dell’Africa equatoriale, soprattutto dalla Nigeria al Gabon.
Tanti rapaci, messaggeri di luoghi lontani, ognuno con la sua storia. Ora si distribuiranno su gran parte dell’Europa, e io aspetteró la fine dell’estate per potere tornare su queste scogliere col binocolo in mano, e potere incrociare di nuovo i loro sguardi.
CHI È UGO MELLONE
Scopri Ugo Mellone – www.wildphoto.it
Sono nato nel Salento nel 1983 e ho comprato la mia prima reflex nel 1999. La natura mi ha affascinato da sempre, promuovendo una passione che mi ha portato a dedicarmi alla fotografia naturalistica e alla ricerca scientifica.
Dopo essermi occupato per dieci anni a studi sulle migrazioni dei rapaci, conseguendo un dottorato di ricerca nel 2013, attualmente lavoro da freelance in vari ambiti, come fotografo, ricercatore e consulente per documentari naturalistici. Soprattutto, mi piace collaborare con ricercatori e conservazionisti per sensibilizare il pubblico su specie e habitat minacciati, attraverso la fotografia.
Ho vissuto in quattro paesi (Italia, Spagna, Argentina, Svezia) e viaggiato in molti altri. Ora vivo a Granada, in Andalusía, lavorando a progetti dedicati ad ambienti del Mediterraneo e del Nord Africa.
Mi piace restituire la realtà delle esperienze che vivo, senza trucchi. Credo che la natura è spettacolare di suo e non ha bisogno di effetti speciali. Cerco di produrre fotografie che siano graficamente interessanti ma che trasmettano anche un messaggio a chi le osserva. Preferisco cercare le situazioni e aspettare per il momento migliore, invece che costruire una fotografia forzando il comportamento dei soggetti che desidero ritrarre.
Mi sento a mio agio quando posso immergermi totalmente nell’ambiente, magari per molte giornate, e nottate, sentendomi totalmente indipendente e libero di muovermi in funzione di quello che voglio fotografare.
CURRICULUM FOTOGRAFICO
Autore di due libri basati su progetti personali di lungo termine: “ACROBATAS”, ed “Erg|Reg”. Servizi completi pubblicati da National Geographic (edizione spagnola), Terre Sauvage (FR), BBC Wildlife e The Guardian (UK), Audubon Magazine e bioGraphic (USA). Vincitore del Wildlife Photographer of the Year nella categoria Invertebrati nel 2015, e finalista nella categoria Paesaggi della stessa edizione. Vincitore del grant Montphoto/WWF Spagna per il fotogiornalismo ambientale nel 2019.
Tutto il team di Leica Natura ringrazia Ugo Mellone per il progetto sulla migrazione sullo Stretto.
E’un piacere e un onore poter lavorare con Ugo, una persona molto talentosa, appassionata e professionalmente molto preparata.
Aver condiviso un progetto in natura con lui è stato per noi una grande occasione di crescita.
In bocca al lupo!
– Leica Natura TEAM