E’ un caldo pomeriggio d’estate quando incontriamo per la prima volta questo ragazzo con gli occhi pieni di entusiasmo. Molti di voi probabilmente già lo conoscono per via della sua costante presenza nel programma televisivo Geo che su Rai3 va in onda da molti anni con grande successo. E’ Emanuele Biggi, fotografo, naturalista, conduttore televisivo, ma sopratutto appassionato di viaggi e curioso per natura. Per questo ci piace subito.
Sta partendo per trascorrere tre settimane in Namibia e poi altre tre in Perù alla ricerca di paesaggi, colori e storie da raccontare con la fotocamera e di animali da osservare da vicino nel loro ambiente naturale.
Lo equipaggiamo con gli strumenti più adatti per ritrarre gli sterminati panorami peruviani e godere di tutta la luce che solo l’Africa sa regalare.Prima di tutto serve un binocolo adatto. Il binocolo Ultravid 8x32HD-Plus, piccolo, leggerissimo e compatto (solo 530 gr!). Potrà portarlo ovunque, non si accorgerà neanche di averlo al collo senza rinunciare a immagini perfette e contrasti eccellenti. Poi, il telescopio Apo Televid 82 perfetto per osservazioni prolungate, ad altissima definizione d’immagine. Grazie all’oculare grandangolare con ingrandimenti variabili 25-50 potrà studiare da vicino qualsiasi esemplare senza disturbare la quotidianità dei suoi movimenti. La doppia messa a fuoco fine gli farà provare l’emozione dei dettagli perfetti.
Infine, la fotocamera mirrorless Leica SL. Non una compatta da viaggio, ma una vera fotocamera professionale di dimensioni importanti che ha bisogno di tempo per poter essere apprezzata. In Africa il tempo è dilatato, gli interminabili tramonti dai colori caldissimi e le pozze d’acqua che verso sera richiamano gli animali selvatici faranno il resto.
Buon Viaggio Emanuele!
Ecco il racconto di Emanuele al ritorno dalla sua esperienza con Leica in Namibia e Perù.
STORIA DI UN NUOVO OVVIO AMORE di Emanuele Biggi
Quando si ha una passione come la mia, per la natura e per la fotografia, gli strumenti dopo un po’ diventano davvero utili. Se poi questa passione diventa anche il tuo lavoro allora avere una buona strumentazione di campo diventa davvero indispensabile in molti casi.
Dal vestiario al coltellino multiuso, passando per gli strumenti di ripresa e osservazione, ci sono fattori che spesso determinano la riuscita o meno di un’impresa in natura.
IL BINOCOLO
Il modello che ho potuto provare è il piccolo ma non troppo Ultravid 8×32. A me serviva un modello abbastanza luminoso per poter fare osservazione anche in situazioni di scarsissima luce ed al contempo abbastanza compatto da non prendere troppo spazio e peso nel mio già incredibilmente pieno zaino fotografico, con cui raggiungo spesso i 15 kg di peso tra attrezzatura, acqua ed equipaggiamento vario.
Questo binocolo è qualcosa di spaziale, e potrei chiudere ogni mio commento con questa unica frase. In passato ho usato e provato molti binocoli di svariati produttori, ma devo dire che questo mi ha mandato davvero fuori di testa. Molto luminosi gli oculari, mai fastidio durante la visione e una nitidezza su tutta l’immagine davvero oltre le aspettative. L’ho provato anche affiancato ad altri binocoli di fascia altissima e diametro lenti maggiore e si è sempre comportato a livelli di totale predominio sia per nitidezza sia per luminosità.
Molto comodo anche il sistema di regolazione delle diottrie, facile ma anche molto stabile una volta selezionato il valore necessario.
Anche la tropicalizzazione mi è parsa davvero ad altissimi livelli, sia per quello che riguarda la polvere del deserto della Namibia (solo un po’ di “crick” quando si alzano/abbassano i copri oculari). Non si è mai neanche appannato, cosa non da poco sotto le piogge torrenziali in Perù, mi è sempre risultato di facile pulizia, senza troppi fastidiosi interstizi come in altri binocoli.
Per me si è trattato spesso di uno strumento complementare alla fotografia coi teleobiettivi, perché mi permetteva di osservare i miei soggetti da distanza, anche nell’ombra o verso la notte, disporre eventuali flash in base alla loro posizione e poi scattare con il teleobiettivo. Uno strumento il binocolo davvero essenziale che purtroppo molti fotografi naturalisti dimenticano (o fanno finta di dimenticare) quando escono sul campo.
In questo senso anche la minima distanza di messa a fuoco è davvero notevole e mi ha permesso di osservare anche rettili, pipistrelli su rami e altri soggetti molto piccoli da distanza “di sicurezza” prima di avvicinarmi e scattare le macro che mi servivano.
In conclusione si è trattato per me di un vero e proprio amore fulminante questo, perché ho trovato la portabilità e la qualità di questo binocolo semplicemente perfetti per il mio uso naturalistico.
IL TELESCOPIO
Qui è continuata la grande qualità, con la possibilità di utilizzare il bellissimo Leica-Apo Televid da 82mm (ad oculare dritto). Devo dire che di questo mi pronuncio meno perché ammetto di non essere un grande utilizzatore di spotting scopes, visto che già nel mio zaino trovano per lo più posto pesanti ottiche fotografiche. Però l’ho usato in più occasioni potendo apprezzare la nitidezza dell’immagine e la facilità di mettere velocemente a fuoco anche soggetti molto piccoli grazie al doppio sistema di messa a fuoco, che mi ha ricordato molto la precisione e velocità dei microscopi.
Purtroppo avevo con me solo attrezzatura per fotografia, per lo più macro, quindi ho avuto qualche problema a volte con il cavalletto e la testa (una normale testa a sfera, quindi non pensata per l’uso con un cannocchiale).
Questo cannocchiale tra l’altro ha anche la possibilità di scattare foto in digiscoping anche usando il cellulare o una compatta e questo secondo me è davvero un aspetto molto utile per naturalisti ed ornitologi che devono effettuare studi e determinazioni sul campo e spesso hanno bisogno di avere scatti più o meno decenti di animali molto distanti. Da quel punto di vista questo cannocchiale è qualcosa di magnifico, anche se appunto per colpa del treppiedi ho avuto modo di sondare poco questo aspetto.
IL CORPO MACCHINA LEICA SL
Qui potrei dire che più che un amore si è trattato di una splendida amante, visto che ormai da sempre uso di norma le macchine Nikon per il mio lavoro fotografico. Portare con me la nuovissima mirrorless di casa Leica è stato un misto di piacere e curiosità, perché è stata in assoluto la prima mirrorless su cui ho potuto mettere le mani da un punto di vista professionale.
Di questa macchina posso dire subito che la qualità dell’immagine non è davvero seconda alle attuali reflex in commercio e quello che mi ha davvero sorpreso è stata la resa ad alti iso. Anche foto scattate ad altissimi iso (per esempio 6400 iso) sono risultate ben dettagliate e leggibili ed il rumore quando presente è comunque gestibile in maniera davvero eccellente.
Avevo con me solo il VARIO-ELMARIT-SL 24–90 mm f/2.8–4 ASPH nato assieme a questo modello e si vede. Ottica e macchina si “parlano” alla grande. Altra cosa che mi ha stupito positivamente sono stati i comandi sul corpo macchina, completamente personalizzabili e allo stesso tempo quasi invisibili (in questo l’estetica ne giova, anche se io ci faccio davvero poco caso). Unico problema, ricordarsi le posizioni delle varie funzioni, ma dopo un po’ di utilizzo ci si fa l’abitudine e ci si ricorda quasi automaticamente (la chiamo “memoria delle dita”) dove si trovano le varie funzioni, anche senza togliere l’occhio dall’oculare.
Chiudo con qualche “contro” personale, con le virgolette perché come vedrete sono solo spunti di riflessione più che veri limiti della macchina. Si tratta di una macchina mirrorless, ma non è certo una tascabile. E’ un corpo grosso, pesante e molto robusto, così come lo è l’obiettivo. Questo vuole dire una cosa, che è poi lo spirito con cui penso sia stata costruita: vuole fare battaglia alle macchine reflex professionali. Con me non ci è riuscita per vari fattori (ergonomia generale ecc… che manca per le foto di natura), ma sono abbastanza certo che per fotografi di street photography, ritratto ecc… sia una macchina davvero notevole sotto vari punti di vista.
L’autofocus non è ancora a livello delle reflex professionali ma devo dire che è stato comunque sempre in grado di fornirmi il fuoco sul soggetto (l’ho sempre usata su soggetti abbastanza lenti, mai in corsa ecc…).
Ultima nota, che però vale per qualsiasi mirrorless usata da un professionista delle reflex, io non amo molto l’oculare elettronico perché continuo a trovarmi di più con il classico oculare ottico. Ma questo è un fattore forse personale più che generale e devo dire che non è poi così male a volte avere la profondità di campo già visibile e l’idea di foto già “realizzata” che fornisce l’oculare elettronico.
Di certo chi usa già un corredo reflex e vuole una “tascabile” Leica, dovrà spostarsi su modelli mirrorless o compatti differenti, ma chi vuole invece una professionale davvero seria e completa, questo è sicuramente il modello da preferire.
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