Due giorni nel Parco del Gran Paradiso con Leica

Basta relativamente poco per gioire dell’essere vivi. Basta guardarsi attorno e scoprire che in Italia abbiamo grandi angoli di meraviglia, a volte a pochi km da casa. Per alcuni fortunati, addirittura dietro casa…

Foto di Emanuele Biggi | Parco Nazionale del Gran Paradiso
Foto di Emanuele Biggi | Parco Nazionale del Gran Paradiso

Per me il Gran Paradiso non è proprio “dietro casa” ma neanche impossibile da raggiungere, anche se mi serve almeno un weekend completo per poterci andare da Genova e potermelo gustare un minimo, ma ogni volta che vado, in quelle poche ore, sono assolutamente certo che la natura mi farà tornare a casa in uno stato di totale beatitudine.
Recentemente sono salito con la mia Elena per un weekend tranquillo, senza necessariamente un “progetto fotografico” da portare a casa, ma con l’intento di osservare e comunque fotografare un po’ della fauna del Parco Nazionale.
Siamo saliti prima a Valnontey e poi solo nell’ultima giornata abbiamo cambiato valle per andare in Valsavarenche.

Foto di Emanuele Biggi | Panorama Parco Nazionale Gran Paradiso
Foto di Emanuele Biggi | Panorama Parco Nazionale Gran Paradiso

La prima giornata

La prima giornata ci siamo intrufolati lungo il sentiero verso il rifugio Vittorio Sella, che serpeggia su dall’abitato di Valnontey passando vicino all’orto botanico Paradisia. C’era molta gente, soprattutto sciatori lungo il fondo valle, ma anche diversi escursionisti che salivano come noi. Gli animali comunque sono piuttosto abituati, soprattutto i camosci, che si sono lasciati sempre avvicinare parecchio anche solo mentre passavamo sul sentiero. Per fare qualche ripresa con il mio cannocchiale Leica APO Televid da 82mm ho usato l’adattatore per iphone, ma a volte gli animali erano talmente vicini che mi toccava allontanarmi per poter ottenere un’inquadratura decente.

Per fortuna non c’era vento per cui le riprese sono venute tutte piuttosto ferme, ma per sicurezza mi ero portato comunque il cavalletto più robusto che possiedo, con la sua testa video massiccia. Con il cannocchiale, è facile che vengano amplificate anche le più piccole vibrazioni date dalla brezza, quindi è sempre meglio premunirsi. Nel bosco abbiamo visto solamente camosci e svariate specie di uccelli, come cince e pure un bellissimo scricciolo, a cui sono riuscito a scattare solo una o due fotografie con la mia reflex prima che se ne andasse per la sua strada.

Foto di Emanuele Biggi | Camoscio
Foto di Emanuele Biggi | Camoscio

Appena arrivati in corrispondenza della malga di Toules, ho nuovamente perlustrato la zona attorno per scoprire un nutrito gruppo di stambecchi in distanza sulle creste più alte, intenti a mangiare erba e litigare ogni tanto per il possesso del pascolo. I maschi adulti in questo periodo hanno finito da non molto le loro battaglie e sono ancora pieni di testosterone, quindi la rissosità è ancora altissima, soprattutto se in vicinanza ci sono femmine.

E’ incredibile come anche a distanze considerevoli io sia riuscito a osservarli senza problemi, come in un intimo documentario. La tecnologia ottica ormai ha raggiunto livelli incredibili. Anche solo coi binocoli (nel mio caso avevo con me il Noctivid 8×42) è già una gioia per gli occhi. Nel bosco seguivo da un ramo all’altro le cince bigie alpestri salire e scendere, battere sui tronchi e cinguettare tra di loro incuranti della nostra goffa presenza sul sentiero innevato.

Foto di Emanuele Biggi | Cincia bigia. The willow tit (Poecile montanus).
Foto di Emanuele Biggi | Cincia bigia. The willow tit (Poecile montanus).


La giornata è finita con un ultimo fugace avvistamento di un’aquila, che non sono purtroppo riuscito a riprendere in tempo, ma che era forse un antipasto della giornata seguente.

Il giorno dopo

Il giorno dopo infatti siamo “semplicemente” andati a trovare gli amici Gioacchino e Bruno a pranzo all’hotel Gran Paradiso in Valsavarenche, dove già lungo la strada che sale verso Pont, abbiamo inchiodato l’auto in mezzo alla strada perché sopra le nostre teste volavano ben tre magnifici, immensi gipeti (Gypaetus barbatus). Poi ormai arrivati a pranzo, neanche il tempo di finire e appena fuori dall’hotel, occhi al cielo ed alle montagne, ci ha allietato un carosello di gracchi alpini, corvi imperiali, stambecchi sui picchi più alti e pure un’aquila che finalmente si è fatta riprendere mentre spicca il volo lontano su una ripida falesia di roccia.

Mentre tornavamo poi verso casa ci siamo fermati nei pressi della località di Degioz, dove finalmente siamo arrivati vicinissimi ad un gruppo di stambecchi maschi adulti, alcuni dei quali marcati dal personale del Parco, mentre sopra le nostre teste volteggiava un bellissimo gipeto, regalandomi attimi di stupore che sono anche riuscito a immortalare in qualche filmato sempre con il cannocchiale e il cellulare.

Collegando il tuo smartphone al telescopio Apo Televid 82 hai la possibilità di vedere a tutto schermo immagini incredibili utilizzando gli ingrandimenti 25-50ww dell'oculare ottico
Collegando il tuo smartphone al telescopio Apo Televid 82 hai la possibilità di vedere a tutto schermo immagini incredibili utilizzando gli ingrandimenti 25-50ww dell’oculare ottico

Qui ho provato anche a muovermi per seguire con la testa video il veleggiare del grande avvoltoio. Ovviamente le vibrazioni ci sono, innegabile, ma devo dire che nel complesso la qualità è rimasta quasi sempre accettabile per fortuna! L’emozione di poter osservare sopra le nostre teste il gipeto è stata fortissima e la “tremarella” di questo video è data forse più che altro da questo. Ogni volta lo è, perché è una bellezza ritrovata, tornata sulle nostre Alpi grazie allo sforzo di eroi della conservazione che hanno creduto nel “bene” che possiamo fare per rimediare a vecchie ignoranze e alla nostra goffa ed egoista presenza su questo pianeta.

Emanuele Biggi con la sua attrezzatura Leica. Binocolo Noctivid 10x42 e cannocchiale da osservazione Apo Televid 82 con oculare 25-50ww
Emanuele Biggi con la sua attrezzatura Leica. Binocolo Noctivid 10×42 e cannocchiale da osservazione Apo Televid 82 con oculare 25-50ww

L’avvoltoio degli agnelli non mangia affatto gli agnelli, ma provvede ad un servizio importantissimo per tutti non solo quello di rimuovere le ultime parti delle carcasse, mangiandone pure le ossa. Intendo un altro servizio: arricchire il nostro mondo di esseri immensi ed alati, che volteggiando sulle nostre teste ci fanno rimanere a bocca aperta come bimbi di fronte al loro super eroe preferito.


Sono tornato a Genova pensando a quanto fortunati siamo a vivere in un paese come l’Italia, che permette in poco tempo e spazio, di poter passare dal mare alla montagna, osservare specie uniche al mondo e portarsi a casa un ricordo di queste grazie alle nuove tecnologie che abbiamo a disposizione.

Video girato con smartphone e Apo Televid 82 con oculare 25-50ww

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